Fare impresa in Sardegna nel 2015 è risultato più complesso che nelle altre Regioni italiane: è quanto emerge dallo studio sull'andamento delle imprese artigiane al femminile di Confartigianato Sardegna. E dalla sua Presidente Maria Carmela Folchetti, giunge l'appello alla Regione Sardegna, per richiedere “interventi che liberino tutte le imprese da vincoli e costi che soffocano le iniziative” e un "nuovo Bando della legge 215", che incentiva l'imprenditoria femminile. Misure necessarie per invertire tempestivamente la rotta dell'andamento negativo del 2015. Le 5.064 imprese “artigiane coraggiose” della Sardegna hanno sfidato la crisi in tutti i settori ma sono state purtroppo 649, con un tasso di chiusura del'1,4% sul totale, quelle che si sono arrese e hanno cessato l'attività. Il trend negativo si registra da otto anni, periodo in cui sono scomparse l'11% delle aziende artigiane al femminile. La Sardegna che è al tredicesimo posto in Italia per l'imprenditoria femminile, con il 20% dell'intero tessuto produttivo, ha subito una battuta d'arresto dal punto di vista della produzione: la chiusura di attività gestite da donne è stata del'11% contro il -0,5% della media Italiana. Tra le regioni del Sud, fanalino di coda è la Basilicata con il -2,6% mentre la regione che ha ottenuto risultati migliori è il Molise che registra una percentuale positiva del 2,8% di aperture. Il fenomeno è preoccupante per il fatto che nel periodo pre crisi, quindi con la crescita degli altri fattori produttivi, l'imprenditoria artigiana femminile sarda cresceva più della media nazionale. Dall'analisi del mercato emerge che le donne titolari di imprese artigiane, per il 55% si impegnano nei servizi alla persona, per il 22%, nei servizi alle imprese per il 16,5% nelle costruzioni per il 6% e in altre attività imprenditoriali” per l’0,5%. Il settore che ha subito la maggior contrazione percentuale è quello delle Costruzioni (-7,9%), segue il Manifatturiero (-3,4%) e i Servizi alle Imprese (-1,4%). L'analisi del fenomeno è sintetizzata dalla Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti, anch'essa imprenditrice, che sottolinea perfettamente i punti critici su cui lavorare per cambiare l'andamento e tornare su valori positivi. La Folchetti precisa che “I dati del nostro Osservatorio, dimostrano come l’imprenditoria femminile sarda vada incoraggiata. C’è la necessità di interventi che liberino tutta le aziende dai troppi vincoli e dai costi che soffocano le iniziative”. “E’ necessario – continua la Presidente Artigiana - poter contare su un welfare che permetta alle donne di conciliare lavoro e famiglia e di esprimere nell’impresa le proprie potenzialità”. E per incentivare il coraggio delle imprenditrici in Sardegna la Folchetti propone una versione regionale della Legge 215 per l'imprenditoria femminile: “La Regione potrebbe finanziare un intervento di questo tipo – sottolinea – esattamente come accadde negli anni passati a livello nazionale. Quell’intervento consentì la nascita di oltre 70.000 aziende guidate da donne e permise un incremento occupazionale di oltre 90.000 unità in tutta Italia”“Il dato sulla chiusura della attività gestite da donne in Sardegna (-10,9% tra il 2014 e 2015) la dice lunga di come le donne sarde siano sull’orlo di una crisi di …welfare – sottolinea la Folchetti – la nostra regione, come del resto tutta l’Italia, non sembra essere un Paese per mamme che lavorano. E lo è ancor meno per le imprenditrici le quali sono escluse dagli interventi a tutela della maternità previsti per le lavoratrici dipendenti”. Risultato: tra crisi economica e carenze dei servizi pubblici per la famiglia, il numero delle donne che a livello nazionale svolgono attività indipendenti tra il 2005 e il 2015 è diminuito del 5,6%. “Per conciliare lavoro e famiglia alle donne imprenditrici, durante la Legge di Stabilità appena approvata, ci siamo battute per ottenere il voucher babysitting – continua la Presidente – che consiste in voucher rilasciati dall’INPS del valore di 600 euro per una durata di 6 mesi (3 mesi per le lavoratrici autonome iscritte alla Gestione Separata) spendibili per pagare il servizio di baby-sitting. Ricordiamo che i buoni devono essere ritirati dalla neo mamma presso la sede INPS competente per territorio in base alla residenza o al domicilio indicato al momento della presentazione della domanda”.“Ma questo non ci basta – continua e conclude la Folchetti - stiamo combattendo la battaglia per ottenere anche i voucher per l’assistenza ai familiari anziani e ai disabili; un voucher per formare i collaboratori chiamati a sostituire temporaneamente la titolare nell’attività d’impresa; un credito d’imposta per incentivare la creazione di attività d’impresa nei servizi di welfare per la famiglia e per l’infanzia; sgravi fiscali e contributivi per assunzioni a tempo determinato di coadiuvanti nei periodi di maternità o di assistenza a figli minori o parenti anziani; l’istituzione, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, di un Fondo per l’imprenditoria femminile”. Lo spunto di riflessione che appare evidente è che per fare l'imprenditrice donna in Sardegna occorra essere più brave che nel resto d'Italia.