In Sardegna, ogni euro investito in cultura genera solamente
90centesimi di guadagno che, anche se insufficienti, vanno a
distribuirsi sul territorio e sulle imprese. Il Friuli la regione che
guadagna di più (2,1 euro ogni euro investito) contro una media Italia
di 1,7 euro.
Lo dimostra il rapporto "Io sono cultura - L'Italia della qualità e
della bellezza sfida la crisi", realizzato da Fondazione Symbola e
Unioncamere, i cui dati rielaborati da Confartigianato Imprese
Sardegna mettono in luce sia la capacità della cultura di generare
profitto, sia la cronica insufficiente propensione della nostra
regione a intercettare la domanda e a offrire servizi.
Il moltiplicatore della ricchezza della cultura, infatti, vede in
testa il Friuli dove per ogni euro investito, a territorio e imprese
ne attivano ulteriori 2,1. Seguono il Veneto (2 euro guadagnati ogni
euro investito) e la Toscana (1,9 euro guadagnato ogni euro
investito). La classifica, come detto, viene chiusa da Sardegna e
Calabria dove ogni euro investito genera solo 0,90 centesimi.
"Purtroppo anche in questa classifica occupiamo l'ultimo posto -
afferma Confartigianato Imprese Sardegna - perché mentre ci sono
regioni che per ogni euro investito raddoppiano il guadagno, la nostra
isola riesce a portare nelle sue casse solo pochi spiccioli". "E'
l'ennesimo moltiplicatore che in Sardegna non funziona - sottolinea
l'Associazione Artigiana - e la differenza che passa tra 2,1 euro e
0,90, ovvero 1,20 euro, è la rappresentazione tangibile di mancati
guadagni, di fondi che vanno verso altre regioni, di posti di lavoro
persi, di occasioni di sviluppo cancellate, di imprese che chiudono e
di territori che si impoveriscono".
Calcolare il numero esatto delle imprese artigiane che in Sardegna
partecipano, direttamente o indirettamente, al "circuito virtuoso" di
produzione, gestione e somministrazione di beni e servizi, anche in
comparti non prettamente culturali, è difficile ma si stima che siano
almeno 10.500mila. E si tratta, per lo più, di imprese dell'artigiano
artistico, del turismo, dei trasporti, delle nuove tecnologie, della
gestione di beni pubblici e privati, dell'agroalimentare, dei servizi
alla persona, del marketing, della comunicazione.
Anche a livello provinciale, l'intreccio tra bellezza, creatività ,
innovazione, saperi artigiani e prodotti manifatturieri, ovvero il
valore aggiunto e il numero degli occupati, vede i territori sardi
nelle ultime posizioni con la sola eccezione di Oristano sempre tra le
prime 35 province in Italia, e con Arezzo prima in assoluto.
Ecco in dettaglio le classifiche provinciali.
La graduatoria delle province italiane e sarde per incidenza del
valore aggiunto del sistema produttivo culturale sul totale del valore
aggiunto, vede in testa, come detto, Arezzo, con l'8,4% (incidenza %
sul totale del valore aggiunto). Prima delle province sarde è Oristano
al 32esimo posto con il 5%, seguita dal Medio Campidano al 59esimo
posto (4,3%), da Nuoro al 76esimo posto (4%) e da Cagliari al 78esimo
posto (3,9%). Staccata. Carbonia-Iglesias all'87esimo posto (3,4%).
Agli ultimi posti in assoluto Olbia-Tempio, 105esimo posto (2,9%) e
Sassari, penultima in assoluto (2,7).
La graduatoria delle province italiane e sarde per incidenza degli
occupati del sistema produttivo culturale sul totale occupati, vede
primeggiare, come sottolineato, ancora Arezzo con il 9,9% (incidenza
percentuale sul totale occupati). L'Ogliastra è la prima delle sarde:
35esima con il 5,3%. Segue Oristano, 43esima (5,1%), Nuoro 53esima
(4,9%) e Cagliari 56esima (4,8%). Molto staccate Medio Campidano
all'82esimo posto (4,2%) e Carbonia-Iglesias all'84esimo (4,2%).
Ultimi posti per Olbia-Tempio, 93esima (3.9%) e Sassari, 103esima
(3,5%).
"E' necessario capire che una forte integrazione tra cultura e turismo
può significare la creazione di un eccellente sviluppo delle imprese e
un arricchimento dei territori - conclude Confartigianato Imprese
Sardegna - ma anche la condensazione delle tante risorse, materiali e
immateriali, che la Sardegna ha a disposizione e che possono mettere
in moto quel circuito virtuoso sempre auspicato. Il rilancio
dell'isola passerà anche dalla capacità che avremo di investire e
credere in settori poco sfruttati come quello della cultura ma che,
come dimostrato, possono mettere in moto importanti moltiplicatori
multisettoriali"