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Arbore con la sua Orchestra Italiana trionfano al Forte Arena

Grande successo per l’unica data sarda del tour nel nuovo scenario di Pula

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Metti quindici musicisti e cantanti di talento su un palco, quindici virtuosi ognuno con il proprio strumento, con una storia musicale fatta di passione, studio, ricerca, lavoro, viaggi e incontri.

L’Italia è ricchissima di virtuosi, di voci straordinarie, di persone che, a volte con sacrificio, fanno della propria grande passione un lavoro meraviglioso.

Se tutti sono diretti da un genio della musica, dell’intrattenimento, dell’invenzione, della creatività, con 60 anni di carriera sulle spalle e con successi nazionali ed internazionali da far invidia ad un premio Oscar, ecco che si materializza l’Orchestra Italiana, una delle creature di Renzo Arbore che porta la musica italiana in tutto il mondo.

Ogni concerto è una straordinaria avventura, un viaggio caleidoscopico in un mondo di note, di sonorità e di melodie che coinvolgono lo spettatore e lo rapiscono.

E’ uno di quei momenti in cui anche i più critici, quelli che magari nel segreto dell’urna invocano gli astri, riscoprono la propria italianità nonostante il Paese, spesso, sia ingeneroso nei confronti dei suoi “sudditi”.

Arbore ci fa sentire italiani nel cuore e nell’anima.

Ci fa dimenticare le ingiustizie quotidiane, gli aspetti più retrivi del Belpaese.

Quando inizia il concerto già i brividi corrono lungo la corteccia cerebrale, ti assale un sentimento di appartenenza che forse nessuno si aspetta.

Il concerto dell’Orchestra Italiana  all’Arena Forte, un luogo che diventerà simbolo del fare, una location magica per grandi eventi tirata su dalla proprietà del Forte Village e dal direttore generale Lorenzo Giannuzzi nel giro di soli 8 mesi, con il prato che accarezza l’incedere dello spettatore, scenografie curate, personale sorridente e gentile, uno schiaffo alla lentezza e all’insipienza politico-burocratica dell’Italia più deteriore, regala oltre 3 ore di emozioni indimenticabili.

E poteva anche continuare per chissà quanto, c’era la voglia di questo grande maestro della musica e della vita di proseguire un cammino di celebri melodie che hanno fatto sognare le migliaia di appassionati, cagliaritani, sardi e stranieri di varie nazioni, presenti in uno spazio che facilita e valorizza la fruizione dello spettacolo.

Arbore e i suoi virtuosi non mostrano certo stanchezza o apatia, il loro entusiasmo è travolgente, anche loro, come il pubblico, non vorrebbero più smettere di suonare e cantare.

Sono talmente tante le canzoni in repertorio che potrebbero stare sul palco per altre tre ore.

I quasi 80 anni di Arbore sono forse un fatto burocratico imputabile solo all’anagrafe.

Dopo quasi 200 minuti di musica, intervallati da racconti, battute e intrattenimento esilaranti e strappapplausi made in Arbore,  il Maestro sembra ancora più fresco e tonico dell’inizio, un’energia ed un amore per la musica inesauribile che lo mantiene giovane sia sul palco che fuori.

In camerino è fiero dell’orchestra e come fosse ad uno dei primi concerti della carriera, dice che il gruppo è migliorato e che rispetto al passato ha fatto grandi passi avanti.

Solo chi crede veramente nella forza della musica e sente nel cuore la grandezza di un  linguaggio universale che può comunicare sensazioni ed emozioni dalla Cina al Canada passando per la Russia, l’Europa e gli Stati Uniti, unendo genti di estrazione e culture agli antipodi, può avere questa umiltà e verificare concerto dopo concerto progressi e nuove idee esecutive.

Purtroppo anche nel campo artistico è pieno di impiegati dello spettacolo, ma la differenza alla fine è abissale.

Al Forte Arena si ascolta non un concerto qualunque ma un vero e proprio capolavoro di arte e sensazioni vivissime.

Lo spettacolo è dosato magistralmente con gli interventi dei vari solisti, brani malinconici, ritmi scoppiettanti, aneddoti, gag ed i geniali tormentoni televisivi che hanno fatto poi, partendo da mamma Rai, il giro del mondo, applauditi e cantati in Russia, come in Cina o Canada dove L’Orchestra Italiana riempie le piazze ed i teatri neanche fosse a San Ferdinando.

Arbore, poliedrico come sempre, suona chitarra, clarinetto e pianoforte, canta e racconta, non esce mai di scena ma è li ad ascoltare incantato i suoi virtuosi nei momenti che dedica sapientemente alla loro maestria.

Le voci limpide e scintillanti di autentici campioni come Barbara Buonaiuto, Mariano Caiano e  Gianni Conte che conducono l’orchestra da Puccini al rap improvvisativo, raffinato e mai invadente o fuori luogo.

L’istrionico Giovanni Imparato che alterna la voce squillante alle magie ritmiche di un cajon mobile che lo accompagna negli assoli più coinvolgenti.

Le sei corde struggenti e virtuosistiche di Paolo Termini con Michele Montefusco e Nicola Cantatore alle chitarre.

I tre leggii di mandolini, che conferiscono all’orchestra il sound tipico della napoletanità più verace, con Nunzio Reina, Salvatore La Vecchia e Tore Esposito.

Il pianoforte e la fisarmonica, elementi insostituibili dell’Orchestra Italiana, con Massimo Volpe e Gianluca Pica, mentre l’ossatura ritmica poggia sulle percussioni di Peppe Sannino, la batteria di Roberto Ciscognetti ed il basso di Massimo Cecchetti.

Chi volesse conoscere ancora meglio l’attività e la vita di questo grande personaggio della storia della musica  dal secondo dopoguerra a oggi, non potrà perdere il libro, edito da Rizzoli, “E se la vita fosse una jam session?” scritto lo scorso anno a quattro mani da Arbore con una delle anime più nobili del telegiornalismo di casa nostra, Lorenza Foschini per quasi 40 anni in Rai a svolgere,  per davvero, un servizio pubblico a favore degli italiani.

 

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